mercoledì 5 settembre 2012

MATTEO E RONJA A PEIO: SENTIERO, CHIESETTA PEGAIA, ECOMUSEO, LINUM, CIRCOLO MATTEOTTI


Ecco un brano della fiaba sulla val di Peio:

Con il solito, minimo, dispendio di energie, i due ripresero il cammino verso
il fondovalle. A Peio fonti attaccarono il sentiero “Pradèi-Bedolédi” che
arrivava fino a Cogolo e spiegava tutto sulle piante del Parco. Ci furono
diverse soste, perché Matteo volle leggere tutti i nomi, anche nel dialetto
locale e vedere le illustrazioni che raffiguravano la pianta poco distante, su
bacheche in legno poste sul percorso con le informazioni sulla vegetazione.
Intanto proseguirono sul sentiero e fecero la conoscenza del sambuco nero
e rosso, della rosa, dell’ontano e del ciliegio, delle betulle e dei pioppi.
Giunti alla fine, Matteo vide una piccola chiesetta, sola in mezzo a una
distesa di prati.

“È la chiesetta di Pegaia” lo anticipò Ronja “l’unica cosa che è rimasta di
quello che probabilmente era un villaggio, forse di minatori perché qui
c’erano le miniere. Del borgo non si sa più nulla dal 1.300 circa, si pensa sia
stato distrutto da una frana, un incendio o un’alluvione. Quella che vedi più
in fondo, invece, è la centrale idroelettrica di Pont, che d’estate si apre al
pubblico grazie anche all’ecomuseo Piccolo mondo alpino e all’associazione
Linum, che significa Lavorare Insieme per Narrare gli Usi della Montagna”
spiegò.
“Cos’è un ecomuseo? E cos’è questa Linum?” domandò curioso Matteo.
“Diciamo che un ecomuseo è un museo a cielo aperto che valorizza aspetti
storici, culturali, ambientali della valle, l’associazione si concentra sui
“saperi” di una volta, sulle tradizioni. Nelle frazioni qui vicine, Celentino,
Strombiano e Comasine negli anni sono stati recuperati, ad esempio, i vecchi
sentieri che portavano alle miniere, un altro che ripercorre gli antichi
mestieri, come il fabbro e il falegname, o casa Grazioli, una semplice casa
contadina che testimonia l’evoluzione del vivere nel corso dei secoli. Parlo
troppo difficile?” chiese Ronja. A momenti dimenticava di avere a che fare
con un bambino di sei anni.

“Un po’, ma mi pare di aver capito” rispose Matteo.
“In parole povere questa casa racconta la vita contadina della val di Peio, e
non solo, perché le comunità vivevano di agricoltura e allevamento anche
negli altri paesi della val di Sole. C’è ancora il focolare aperto e il forno in
pietra che serviva per cuocere il pane”.
“E che altro c’è?” chiese Matteo. Si erano fermati su un prato, e Ronja
narrava al bambino altre curiosità della valle.
“A Comasine c’è la casa dei nonni di un signore che si chiamava Giacomo
Matteotti”
disse il folletto.
“E chi era?” domandò il bambino.
“Un politico. La sua famiglia era di Comasine, ma poi si trasferì e la casa è
rimasta a ricordo.”
“Perché a ricordo?”
“Perché Matteotti venne ucciso per le sue idee” disse Ronja. Non sapeva se
era bene parlare a Matteo di quella faccenda complicata, ed infatti vide che il
bambino si scurì in volto.
“Leggerai queste cose sul libro di storia, tra qualche anno, a scuola. Intanto
ti basti sapere che in paese c’è un Circolo a lui dedicato con al suo interno
immagini e reperti dello stesso”.
“È anche questo un modo per non dimenticare” disse Matteo, e Ronja
annuì, sorpresa da quell’affermazione matura del bambino.

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