I protagonisti della fiaba, il bambino Matteo e il folletto
Ronja, alla fine si separano perché Matteo è stato ritrovato, ma Ronja gli dà
appuntamento nel Parco dello Stelvio
per l’autunno e l’inverno, con altre cose da scoprire. Vi ricordo che anche
questa fiaba partecipa alla mia iniziativa Unicef
per acquistare le Pigotte, le
bambole di pezza che aiuteranno i bambini meno fortunati, basta richiedermi una
copia del libro.
“Allora non ci vedremo più?”
disse affranto.
“Certo che ci vedremo ancora,
Matteo. Ed ogni volta potrai scoprire cose
diverse. Se verrai in autunno
tra le foglie colorate che cadono dagli alberi
potrai sentire il bramito,
ovvero il verso del cervo, che in questo modo cerca
una fidanzata” spiegò Ronja.
Matteo restò perplesso. Non
aveva mai sentito che per trovare una fidanzata
ci fosse bisogno di fare dei
versi. Ronja lesse il suo pensiero e sbottò in una
risata.
“E se verrò in inverno?” chiese
lui.
“Allora ci infileremo le
racchette da neve, le cosiddette “ciaspole” che ci
permetteranno di non affondare,
faremo tante escursioni e scopriremo le
tracce degli animali” spiegò
Ronja.
“Che bello, non vedo l’ora”
rispose il bambino.
Nel frattempo si erano
avvicinati alla val di Rabbi e giunsero al luogo in cui
Matteo era rimasto solo.
Soltanto in quel momento Matteo notò che era
ancora mattina, nonostante
avessero camminato molto e se ne meravigliò.
“Togliti gli scarponcini che ti
ho dato e rimettiti le tue scarpe” gli disse
Ronja porgendogli le calzature.
Aveva conservato le scarpe di
Matteo nella sua sacca rossa che a Matteo
pareva tanto piccina ma riusciva
a contenere di tutto. Il bambino ubbidì e
riconsegnò gli scarponcini
magici a Ronja.
“Matteo! Grazie a Dio sei qui!”
si udì in lontananza. Una delle maestre stava
tornando a prenderlo.
“Vai” gli disse Ronja “sarò qui
nel Parco, ad aspettarti, ogni volta che
tornerai”.
Matteo sorrise e disse che sarebbe
ritornato presto, anche perché aveva
trovato un’amica. Ronja rise e
promise che avrebbero vissuto insieme altre
bellissime giornate.
Poi la maestra fu accanto a
Matteo, disse che si erano spaventati tantissimo e
che temevano si fosse perduto.
Matteo ebbe paura che la maestra potesse
vedere il folletto, ma Ronja con
il suo vestito di panno verde ben si
confondeva con la vegetazione. E
poi, sarebbe stato in ogni caso difficile
che un adulto potesse scorgerla.
“Vieni Matteo, dobbiamo andare”
disse la maestra, confusa perché credeva
di trovare il bambino piangente
e disorientato, invece pareva contento come
non mai. Era anche vero, però,
che era rimasto solo per poco tempo, o
almeno era quello che lei
credeva. In realtà, in un tempo speciale solo per i
bambini e i folletti, si era
allontanato per diverse ore.
Matteo si alzò e seguì la
maestra sulla corriera, dove i compagni lo
attendevano. Aveva tanta voglia
di raccontare del suo incontro con Ronja e
delle passeggiate per le valli
di Rabbi e Peio, del mulino e dei laghi artificiali,
dell’aquila e di tutto quanto
aveva visto e sentito, ma non era certo che
sarebbe stato creduto. I
compagni potevano prenderlo per uno sbruffone,
uno che si dava delle arie
perché era rimasto solo nel bosco, così decise di
tenere per sé quel segreto. Si
sedette vicino al finestrino e mentre il pullman
ripartiva fece in tempo a
rivedere Ronja un’altra volta. Le fece ciao con la
mano, lei gli fece l’occhiolino.
Così, in quell’ultimo modo silenzioso, si
diedero
appuntamento ad una nuova avventura nel Parco dello Stelvio.
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