martedì 17 settembre 2013

ESTRATTO DAL LIBRO




I protagonisti della fiaba, il bambino Matteo e il folletto Ronja, alla fine si separano perché Matteo è stato ritrovato, ma Ronja gli dà appuntamento nel Parco dello Stelvio per l’autunno e l’inverno, con altre cose da scoprire. Vi ricordo che anche questa fiaba partecipa alla mia iniziativa Unicef per acquistare le Pigotte, le bambole di pezza che aiuteranno i bambini meno fortunati, basta richiedermi una copia del libro.


“Allora non ci vedremo più?” disse affranto.
“Certo che ci vedremo ancora, Matteo. Ed ogni volta potrai scoprire cose
diverse. Se verrai in autunno tra le foglie colorate che cadono dagli alberi
potrai sentire il bramito, ovvero il verso del cervo, che in questo modo cerca
una fidanzata” spiegò Ronja.
Matteo restò perplesso. Non aveva mai sentito che per trovare una fidanzata
ci fosse bisogno di fare dei versi. Ronja lesse il suo pensiero e sbottò in una
risata.
“E se verrò in inverno?” chiese lui.
“Allora ci infileremo le racchette da neve, le cosiddette “ciaspole” che ci
permetteranno di non affondare, faremo tante escursioni e scopriremo le
tracce degli animali” spiegò Ronja.
“Che bello, non vedo l’ora” rispose il bambino.
Nel frattempo si erano avvicinati alla val di Rabbi e giunsero al luogo in cui
Matteo era rimasto solo. Soltanto in quel momento Matteo notò che era
ancora mattina, nonostante avessero camminato molto e se ne meravigliò.

“Togliti gli scarponcini che ti ho dato e rimettiti le tue scarpe” gli disse
Ronja porgendogli le calzature.
Aveva conservato le scarpe di Matteo nella sua sacca rossa che a Matteo
pareva tanto piccina ma riusciva a contenere di tutto. Il bambino ubbidì e
riconsegnò gli scarponcini magici a Ronja.
“Matteo! Grazie a Dio sei qui!” si udì in lontananza. Una delle maestre stava
tornando a prenderlo.
“Vai” gli disse Ronja “sarò qui nel Parco, ad aspettarti, ogni volta che
tornerai”.
Matteo sorrise e disse che sarebbe ritornato presto, anche perché aveva
trovato un’amica. Ronja rise e promise che avrebbero vissuto insieme altre
bellissime giornate.
Poi la maestra fu accanto a Matteo, disse che si erano spaventati tantissimo e
che temevano si fosse perduto. Matteo ebbe paura che la maestra potesse
vedere il folletto, ma Ronja con il suo vestito di panno verde ben si
confondeva con la vegetazione. E poi, sarebbe stato in ogni caso difficile
che un adulto potesse scorgerla.
“Vieni Matteo, dobbiamo andare” disse la maestra, confusa perché credeva
di trovare il bambino piangente e disorientato, invece pareva contento come
non mai. Era anche vero, però, che era rimasto solo per poco tempo, o
almeno era quello che lei credeva. In realtà, in un tempo speciale solo per i
bambini e i folletti, si era allontanato per diverse ore.
Matteo si alzò e seguì la maestra sulla corriera, dove i compagni lo
attendevano. Aveva tanta voglia di raccontare del suo incontro con Ronja e
delle passeggiate per le valli di Rabbi e Peio, del mulino e dei laghi artificiali,
dell’aquila e di tutto quanto aveva visto e sentito, ma non era certo che
sarebbe stato creduto. I compagni potevano prenderlo per uno sbruffone,
uno che si dava delle arie perché era rimasto solo nel bosco, così decise di
tenere per sé quel segreto. Si sedette vicino al finestrino e mentre il pullman
ripartiva fece in tempo a rivedere Ronja un’altra volta. Le fece ciao con la
mano, lei gli fece l’occhiolino. Così, in quell’ultimo modo silenzioso, si
diedero appuntamento ad una nuova avventura nel Parco dello Stelvio.

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